Siamo una famiglia bilingue, o almeno cerchiamo di esserlo.
Io e Diego abbiamo abitato vent’anni nel Regno Unito, e ci siamo abituati a parlare tra di noi in inglese. Una volta ritornati in Italia, abbiamo continuato a farlo, anche se devo ammettere che nell’ultimo periodo a volte ripieghiamo sull’italiano.
Mio figlio Ben è nato nel Regno Unito, dove ha anche passato i suoi primi anni di vita, e dove ha imparato le sue prime parole. Sicuramente la sua lingua madre è l’inglese e, per gli anni passati in Inghilterra, si è categoricamente rifiutato di parlare l’italiano.
Fortunatamente, una volta arrivati in Italia, senza nessuna timidezza o insicurezza, si è subito integrato e, nel giro di pochissimo tempo, ha imparato a parlare l’italiano. Ora che è alla primaria il suo linguaggio è incredibilmente migliorato, possiede un vocabolario molto esteso, ed è molto spigliato nella lettura. Non ha però perso il suo accento inglese.
Mia figlia Liz invece, pur avendo vissuto i primi due anni della sua vita nel Regno Unito, non parla inglese. Lo capisce molto bene, ma lo parla esattamente come i suoi coetanei: conosce parole che identificano colori, animali ed oggetti di uso comune. Così come Ben rifiutava di parlare italiano, Liz è restia a parlare inglese. La differenza con i coetanei, è che essendo stata esposta fin dalla nascita alla lingua inglese, la sua pronuncia è molto buona, e si distingue da quella degli altri bambini.
Ci sono molte metodologie differenti per insegnare ai propri figli una seconda lingua, ma in particolare voglio parlarvi dei tre metodi che ho sperimentato in prima persona con i miei bambini.
One Parent One Language (OPOL)
In questo approccio, ciascun genitore parla costantemente un’unica lingua al bambino. Con Ben per esempio, io parlavo esclusivamente in inglese, mentre mio marito solo in italiano.
Il metodo OPOL è spesso utilizzato nelle famiglie multilingue in cui ciascun genitore è madrelingua di una lingua diversa, ma non è necessario essere madrelingua per adottare questo metodo.
L’idea principale alla base dell’OPOL è creare un ambiente linguistico coerente per il bambino ed esporlo ad entrambe le lingue, sia quella comunitaria che quella minoritaria, fin dalla nascita. Facendo in modo che ciascun genitore parli costantemente una specifica lingua, si aiuta il bambino a distinguere tra le due lingue e a sviluppare competenze linguistiche in entrambe.
Nel complesso, il metodo OPOL è un approccio popolare ed efficace per crescere bambini bilingui in famiglie multilingue, che permette a ciascun genitore di contribuire con la propria lingua madre, o quella in cui è più fluente, ed aiuta il bambino a sviluppare padronanza in entrambe le lingue.
Un limite di questo metodo è che, se uno dei due genitori passa meno tempo con il bambino rispetto all’altro, l’esposizione alle due lingue avviene in maniera sbilanciata. In questo caso, sarebbe preferibile che il genitore che trascorre meno ore con il bambino utilizzi la lingua comunitaria.
Minority Language at Home (MLAH)
Questo metodo prevede che la lingua minoritaria, ovvero la lingua diversa da quella parlata nella nazione in cui si vive, venga utilizzata all’interno della famiglia e parlata da tutti i componenti della famiglia.
Questo è il metodo che abbiamo inizialmente utilizzato con Liz, ma a fronte di un suo ritardo linguistico e per favorire la sua integrazione in ambienti sociali quali la scuola materna, abbiamo successivamente cambiato metodologia.
L’idea principale del metodo MLAH è di dare largo spazio alla lingua minoritaria, creando un ambiente linguistico più immersivo per i bambini, e lasciare che invece acquisiscano la lingua comunitaria fuori del nucleo familiare, in contesti sociali quali la scuola o i club sportivi.
Questo metodo può essere utile per mantenere viva la lingua minoritaria, magari parlata da nonni o genitori, e garantire che il bambino la impari pur non utilizzandola in contesti sociali.
Mixed Language Policy (MLP)
Il metodo MLP è un approccio che combina l’uso di più lingue contemporaneamente, mescolando non solo le lingue parlate, ma anche le metodologie utilizzate.
Per esempio, io parlo inglese con Ben, ma italiano con Liz. Quando siamo tutti insieme come famiglia, utilizziamo in contemporanea entrambe le lingue, in base a chi parla e a chi si rivolge. I bambini vedono la televisione in inglese, e leggiamo libri in inglese. Quando siamo però in compagnia di amici e parenti, utilizziamo unicamente la lingua comunitaria, ossia l’italiano.
Detto così, questo metodo può sembrare complicato e confuso. In realtà è molto più semplice e fluido di quanto possa apparire poiché si basa sulle metodologie che già utilizziamo con ogni bambino singolarmente.
L’esperienza della mia famiglia
Io e mio marito Diego abbiamo insegnato ai nostri figli la lingua inglese utilizzando metodi differenti. Infatti, abbiamo dovuto adattare il nostro stile educativo alle esigenze differenti dei due bambini, oltre al fatto che, essendo Ben cresciuto nel Regno Unito, mentre Liz in Italia, la lingua comunitaria e quella minoritaria si sono invertite.
Con Ben abbiamo utilizzato l’approccio OPOL (un genitore una lingua), mentre con Liz abbiamo inizialmente utilizzato il metodo MLAH (la lingua minoritaria a casa).
Nel tempo però le nostre abitudini sono cambiate, ed abbiamo dovuto adattare le nostre metodologie per essere più efficienti. Questo è avvenuto sopratutto con Liz che già si trovava in difficoltà nel suo inserimento alla materna e, la scarsa conoscenza della lingua italiana, stava diventanto un ostacolo difficile da superare.
Ora utilizziamo un approccio MLP, ossia una strategia che mischia i due metodi precedenti (OPOL e MLAH) in base all’occasione e ai partecipanti alla conversazione.
Vantaggi e svantaggi del bilinguismo
Ci sono numerosi studi che sostengono che crescere bambini bilingue può offrire numerosi vantaggi per il loro sviluppo cognitivo e linguistico.
Secondo gli esperti, il cervello dei bambini è estremamente ricettivo ed è in grado di gestire due o più lingue contemporaneamente fin dalla nascita. I bambini bilingue imparano una seconda lingua senza sforzo, così come imparano altre abilità, come ad esempio camminare o andare in bicicletta.
Inoltre, i bambini esposti a due o più lingue sviluppano istintivamente un meccanismo di separazione delle lingue che è fondamentale per distinguerle le une dalle altre e che aiuta lo sviluppo del bilinguismo stesso.
Gli esperti sottolineano che il bilinguismo non causa ritardi nel linguaggio. Al contrario, i bambini bilingue seguono gli stessi stadi di sviluppo linguistico dei bambini monolingue, a condizione che siano esposti alle due lingue in modo equilibrato e coerente.
Gli studiosi sostengono inoltre che il bilinguismo stimoli il cervello, e che i bambini bilingue siano spesso più flessibili dal punto di vista cognitivo rispetto ai loro coetanei monolingue. Sono infatti in grado di comprendere come le lingue che parlano rappresentino sia diverse possibilità linguistiche che culturali, e sviluppano una maggiore flessibilità mentale. Attraverso l’esposizione a due o più lingue e culture diverse, i bambini imparano ad accettare le differenze socio-culturali, e ad adattarsi meglio a situazioni diverse.
Nella mia esperienza, posso concordare con gli esperti nel caso di mio figlio Ben, il quale però, dopo alcuni anni di rifiuto della lingua minoritaria, l’ha imparata una volta che ci siamo trasferiti in Italia.
Se invece penso a mia figlia Liz, trovo più difficile condividere l’opinione degli esperti. Infatti, è chiaro quanto il linguaggio di mia figlia di 4 anni e mezzo sia ancora molto confuso. Liz conosce ancora relativamente pochi vocaboli nella lingua comunitaria, le strutture grammaticali che utilizza sono molto semplici, e la pronuncia dei fonemi è ancora molto confusa. Inoltre, anche la lingua minoritaria, seppur capita molto bene, è ancora molto basilare quando parlata.
Liz inoltre fa confusione fra le due lingue, e storpia le parole coniugando quelle inglesi come fossero italiane. Succede così che formi frasi tipo “ho visto una cane barchiare” dove barchiare è la coniugazione del verbo inglese to bark, abbaiare. Conosce quindi il significato delle parole in maniera corretta, ma mischia i termini di una lingua con l’altra, risultando di conseguenza poco chiara nel parlare.
Come facilitiamo il bilinguismo a casa?
Il bilinguismo, per essere efficace, deve diventare parte integrante della vita familiare.
Ogni famiglia è unica: è importante scegliere il metodo che meglio si adatta al proprio contesto familiare, e modificarlo, se necessario, in base alle proprie esigenze e risorse.
L’importante è incoraggiare sempre i bambini, congratularsi con loro per ogni piccola vittoria, e coinvolgerli in attività che potrebbero stimolarli.
Inoltre, creare un ambiente bilingue a casa può aiutare a promuovere l’apprendimento di lingue diverse.
Ecco alcuni suggerimenti che ho testato con i miei bambini.
Televisione
Liz e Ben, ma anche io e Diego, guardiamo la televisione esclusivamente in inglese. Tutte le piattaforme di streaming infatti offrono la possibilità di cambiare la lingua italiana con una seconda lingua. L’inglese è la più diffusa, ma ci sono programmi in spagnolo, tedesco, francese, e molte altre lingue. Io sconsiglio di mettere i sottotitoli, sia perché spesso i bambini non sarebbero in grado di leggere così velocemente, sia perché è importante che si abituino al suono della seconda lingua ed al movimento delle labbra. A volte magari non riusciranno a capire tutti i dettagli, ma le immagini comunque aiuteranno la comprensione globale.
Libri
La maggior parte dei libri in casa nostra è in lingua inglese. Questo vale per i miei figli, come per noi genitori. Ne abbiamo di semplici, alcuni cartonati, magari con un disegno per pagina ed un’unica parola. Poi ne abbiamo di più lunghi, magari una quindicina di pagine con solo alcune frasi per ogni pagina. Questi sono i libri che leggiamo a Liz la sera prima di dormire, brevi storie di facile comprensione, a volte in rima per facilitare la memorizzazione, o con strutture grammaticali semplici e parole più comuni.
Per Ben a cui piace leggere in autonomia, abbiamo romanzi per ragazzi, come How to Train Your Dragon oppure Harry Potter. Sono romanzi più lunghi, con strutture grammaticali complesse e termini ricercati, ma appassionanti. Queste sono storie che ci può raccontare e spiegare, e intorno alle quale possiamo instaurare una conversazione.
Audiobooks e radio
Ascoltare musica e storie in un altra lingua è un ottimo modo per impararla. Si trovano online parecchie soluzioni adatte ad ogni età, sia a pagamento che gratuite. I bambini più grandi possono ascoltare interi romanzi raccontati da un narratore professionista, e possono esercitarsi ad ascoltare la seconda lingua senza il supporto delle immagini e della traccia scritta, assimilando così la cadenza della lingua ed imparando nuovi termini e nuove strutture grammaticali.
Per i più piccoli c’è una vasta scelta di canzoncine, alcune abbinate a routine di movimenti che aiutano a ricordare le parole ascoltate ed insegnano allo stesso tempo nozioni utili, come ad esempio le parti del corpo. Esistono anche brevi audiobooks di storie conosciute e brevi, come il Brutto Anatroccolo o Cenerentola per esempio, che spesso i bambini già conoscono e che quindi ascoltano con più facilità.
Etichette
Quando Ben aveva cominciato a leggere, avevo posizionato varie etichette in casa con i nomi degli oggetti in entrambe le lingue. Ad esempio, avevo messo da un lato della porta la scritta “door” e dal lato opposto “porta”, oppure sul cassetto la scritta “magliette” e “t-shirt”.
Questa tecnica aiuta a rafforzare l’associazione tra gli oggetti e i termini nelle due lingue, facilitandone l’assimilazione.
Cena a tema
Per incoraggiare i bambini a parlare la seconda lingua, ma anche a comprenderne usi e costumi, a volte organizziamo delle cene a tema: cuciniamo piatti tipici della cucina straniera, utilizziamo esclusivamente la seconda lingua e parliamo delle abitudini e dei costumi di quel paese. Questo esercizio è molto utile per avvicinare i bambini a culture differenti, ad imparare ad apprezzarle, e nel tempo associare la lingua alla sfera culturale che ne deriva.
Gioco e divertimento
Ai bambini piace giocare, e di giochi che facilitano l’uso della seconda lingua ce ne sono un’infinità.
Dai giochi semplici ai più complessi, la vostra fantasia è l’unico limite: bandierina, strega comanda color, scarabeo, cose-animali-nomi, indovina chi, tombola, gioco dell’oca, Pictionary, l’impiccato, telefono senza fili, solo per nominarne qualcuno!
Anche i giochi di ruolo sono perfetti per imparare ed esercitarsi con la seconda lingua. Dai giochi di ruolo più semplici, come giocare a fare il dottore, oppure al negoziante, fino a quelli più complessi dove i bambini più grandi possono immedesimarsi in personaggi storici, oppure nel protagonista di un libro.
In conclusione
Crescere i bambini bilingue offre benefici che possono influenzare positivamente lo sviluppo cognitivo, emotivo e sociale dei bambini, migliorando le loro capacità di apprendimento, la flessibilità mentale e la capacità di problem solving.
Non sempre è un percorso semplice, e presuppone molta costanza, impegno e flessibilità. Penso però che crescere bambini bilingue non solo favorisca una diversità linguistica, ma anche una migliore comprensione interculturale e rispetto per le differenze, doti queste che accompagneranno i bambini per tutta la vita.
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