Lo scorso weekend abbiamo festeggiato il compleanno di Ben e del nonno Gio. Infatti, il destino ha voluto che 10 anni fa l’adozione ci portasse un figlio nato lo stesso giorno del suo nuovo nonno.
E così, anche quest’anno, tutta la famiglia si è riunita per festeggiarli: una tavolata di oltre 20 persone che mangia, ride, scherza, brinda ed intona tanti auguri più e più volte durante la giornata.
Ed è stato proprio durante una delle tante canzoni di auguri che una zia ha chiesto a Ben: “adesso che hai compiuto 10 anni, hai deciso cosa diventerai da grande?”.
Ben ci ha riflettuto un secondo o due, non credo pensasse davvero a che lavoro avrebbe voluto fare da grande. Probabilmente stava solamente valutando quale piatto contenesse la fetta di torta più grande. Infine ha risposto con un secco ed esauriente “Bho!” alzando le spalle ed afferrando velocemente un piatto con una fetta enorme.
Cresciamo sognando il futuro, immaginando quello che saremo e che faremo. Giochiamo a fare le mamme, i piloti, i meccanici o le cantanti. E in un attimo arriva il momento di scegliere quali studi fare, a quale scuola iscriversi, e a quale università aspirare. C’è una forte pressione sociale e scolastica che ci fa pensare a questi argomenti fin da una giovanissima età.
Quando avevo l’età di Ben oggi, sognavo di diventare una macellaia, il che sarebbe stato ironico visto che ora sono vegetariana! Poi, con gli anni, ho pensato sarei diventata un archeologa, una rockstar, un’agente immobiliare e, per un breve periodo, una veterinaria.
Crescendo ho fatto tantissimi lavori, professioni che si sono susseguite l’una all’altra, e che mai ho creduto fossero quello che volevo diventare da grande: erano semplicemente quello che facevo.
E forse è per questo che la domanda “cosa diventerai da grande” mi ha fatto sorridere. Si, perchè la risposta è così scontata, semplice, ovvia persino: diventerò, o meglio rimarrò, semplicemente quello che sono, io.
Certo, questa non sarebbe stata la risposta che la zia alla festa si aspettava. Probabilmente nella sua mente già si immaginava Ben dottore, avvocato, oppure ingegnere, considerata la sfrenata passione di Ben per le costruzioni Lego.
E tristemente, è anche quello che la scuola insegna ai bambini: prodigarsi oggi così da essere qualcosa domani!
L’educazione tradizionale tende a concentrarsi sul fatto che i bambini diventeranno in futuro qualcosa di diverso da quello che sono, e mettono un’enfasi particolare sugli aspetti che “hanno bisogno” di miglioramenti, attuando una serie di giudizi che sono puramente didattici, e che spesso non rappresentano le passioni del bambino.
Io, da mamma e da educatrice, cerco, pur fallendo spesso, di distanziarmi da questo modello scolastico, e provo invece a celebrare chi sono i miei figli proprio adesso, in questo splendido momento di crescita e scoperta del mondo.
Li osservo con stupore ed orgoglio, non perché continueranno per tutta la vita ad essere costruttori di Lego, pittori, giocolieri o sirenette, ma perché stanno sperimentando e scoprendo, proprio davanti ai miei occhi, quel senso profondo di chi è il loro io.
E chi lo sa: a volte Ben e Liz sono qualcosa solo per un attimo, un’ora, un giorno. Magari invece capiterà che lo saranno per un anno intero, oppure per tutta la vita.
Quello che so di certo è che, dando ai miei figli la possibilità di essere semplicemente quello che sono, continueranno ad accumulare esperienze fondamentali per essere la migliore versione di loro stessi in ogni momento della loro vita.
Vorrei insegnare ai miei figli che quello che sceglieranno di fare da grandi non è un’espressione di chi sono, e che fin quando seguiranno i loro sogni e passioni, non non ci sarà nessun bisogno di diventare grandi, o di diventare qualcosa di diverso da quello che già sono.
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